PRESENTAZIONE

Quando, nella primavera del 1957, comparve sulla scena internazionale la Comunità economica europea, nessuno, forse, avrebbe potuto immaginare lo sviluppo cui si è assistito nel corso di questi sessant’anni. La Comunità, prima, e l’Unione, poi, si sono evolute secondo la politica dei piccoli passi, tanto cara a Robert Schuman, uno dei suoi padri fondatori. E nonostante i gravi problemi che attraversa l’Unione (si pensi alla crisi delle frontiere, della sicurezza, dell’euro, oltre che agli interrogativi e alle incognite legati alla Brexit), resta da parte delle sue istituzioni l’impegno costante di perseguire gli obiettivi fissati nei trattati. Obiettivi tra cui rientra, com’è noto, quello di offrire ai cittadini dell’Unione uno spazio di libertà, sicurezza e giustizia senza frontiere interne, in cui sia assicurata la libera circolazione delle persone insieme a misure appropriate in tema di prevenzione della criminalità e di lotta contro quest’ultima (art. 3, par. 2, TUE).
 
La correlazione funzionale tra libertà di circolazione delle persone e forme efficaci di cooperazione giudiziaria in materia penale è tutt’altro che una novità: già delineata nella Convenzione di applicazione dell'accordo di Schengen (1990), essa ha poi trovato riconoscimento formale nel trattato sull’Unione europea (1992) e definitivo consolidamento con la “comunitarizzazione” della cooperazione di polizia e giudiziaria penale ad opera del trattato di Lisbona (2007). In tale ambito si è assistito ad una produzione incessante di atti da parte del legislatore dell'Unione. Ancora durante la vigenza del c.d. terzo pilastro sono stati elaborati, accanto ad atti (decisioni quadro) finalizzati al ravvicinamento delle legislazioni sul piano sostanziale, numerosi atti volti ad attuare il principio del reciproco riconoscimento delle decisioni penali, configurato come fondamento della cooperazione giudiziaria in materia penale già dalle conclusioni del Consiglio europeo di Tampere (1999). Una volta codificato tale principio nell’attuale art. 82, par. 1, TFUE, l’attività del legislatore “europeo” dopo l’entrata in vigore del trattato di Lisbona (1° dicembre 2009) si è concentrata, in particolare, sull’adozione di misure finalizzate al ravvicinamento delle legislazioni sul piano processuale (ex art. 82, par. 2, TFUE), senza tuttavia tralasciare interventi di modifica e rafforzamento degli atti elaborati per armonizzare le legislazioni degli Stati membri riguardo alle forme di criminalità grave che hanno dimensione transnazionale (art. 83 TFUE, ma anche art. 325 TFUE).
 
Di fronte a un panorama normativo ampio e soggetto a costante sviluppo in diverse direzioni, ci è parso utile selezionare gli atti relativi alla giustizia penale, organizzandoli in una raccolta sistematica per facilitare la ricerca e la consultazione sia delle fonti europee, sia dei provvedimenti nazionali di attuazione, organizzata in banca dati che è parte delle Database Resources di Milano University Press.
 
La raccolta degli atti dell'Unione europea è integrata dalla più significativa, recente giurisprudenza della Corte di Giustizia in materia di cooperazione e armonizzazione processuale.

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Milano, 30 ottobre 2017